STORYTELLING: QUATTRO CHIACCHIERE CON NAFFI
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Gli oggetti parlano. Anzi, gli oggetti raccontano: e ogni famiglia, ogni azienda, dovrebbe possedere un piccolo museo narrante, fatto di cose tenui e discrete, magari senza valore e senza significato. Bugia. Non esistono storie senza valore e senza significato, esistono solo storie dimenticate. E se ci sono cose che custodiamo pur non servendo (apparentemente) più a nulla, ciò significa che la polvere che le circonda ha qualcosa di magico, di immaginario, un piccolo segreto di uomini e di donne, di luoghi e di affetti, di fatiche e di sorrisi. Da qualche tempo un vecchio innaffiatoio, stanco ma orgoglioso, ha trovato spazio nel nostro showroom, testimone di un tempo che cozza contro l’era dell’ipertecnologia, della comunicazione veloce e delle amicizie social. Una specie di mascotte che, nell’eccitante gioco del narrare frutto della fantasia (del resto, chi di noi, da bambino, non ha mai avuto un amico immaginario?) abbiamo voluto… intervistare!

Buongiorno signor innaffiatoio, come va?
Qualche acciacco dovuto all’età, qualche puntina di ruggine qui e là, ma direi che posso accontentarmi. Però, se ti va, diamoci del tu, così mi sento un po' meno vecchio. E se vuoi, chiamami pure Naffi, come facevano gli amici di una volta.

Ok Naffi, come preferisci. Ho qualche curiosità: per esempio, quanto anni hai?
Tanti, ma proprio tanti tanti, sicuramente molti di più dell’azienda che mi ha adottato. Se poi mi chiedi una data precisa, proprio non la ricordo, non so quanto tempo sia passato da quando qualcuno mi ha acquistato in chissà quale negozietto. Forse cinquant’anni, forse più.

Che significa qualcuno? Catto non è la tua vera famiglia?
Oggi lo è e ci sono anche molto affezionato, ma diciamo che tecnicamente sarei un orfanello…

Che storia triste, ci fai capire cos’è successo?
Mi è successo quello che succede a molti altri oggetti: finché sono servito, tutto bene, poi il mio padrone mi ha abbandonato. Per lui non avevo più nessun valore, neanche quello dei ricordi più belli: a quel punto, si è liberato di me.

E poi?
Poi un giorno di dieci anni fa, forse anche più, zio Ivano era in giro con la sua Ape Piaggio e mi ha visto. Ero solo, abbandonato e disperato: e siccome lui ha un cuore grande come una casa, mi ha raccolto e portato con sé.

Scusa Naffi, ma chi è zio Ivano?
Ma dai, lo conosci benissimo! È Ivano Catto, e insieme ai fratelli Giorgio, Cesare e Sergio ha fondato l’azienda che tutti conoscono come Catto Forniture Idrosanitarie, oggi guidata dai miei cugini Mauro, Monica, Sabina e Silena. Beh, in realtà Ivano non è proprio mio zio e gli altri della banda non sono proprio miei cugini, ma io amo chiamarli così perché con loro sto troppo bene.

Ok Naffi, ma cerchiamo di mettere un po’ d’ordine alla tua storia: dunque, zio Ivano ti trova, ti carica sulla sua Ape Piaggio e poi?
Mi ha portato a casa sua e mi ha presentato nonna Maria. È stato amore a prima vista, per anni abbiamo bagnato insieme i fiori: sai, nonna Maria amava molto le piante e i fiori, insieme eravamo davvero una coppia perfetta! E poi quella era una casa straordinaria e piena di vita, dove non si rischiava certo di rimanere soli: c’erano zio Ivano e nonna Maria, ma anche zia Maria Luigia, moglie di Ivano che tutti chiamano Marisa, e c’erano zio Cesare e zia Daniela.

Però, bella famiglia numerosa questi Catto…
Aspetta, mancano ancora all’appello zia Pina, moglie di zio Giorgio, e zia Pia, moglie di zio Sergio. E in quella casa, insieme a nonna Maria, mamma dei quattro fratelli Catto, c’era anche nonna Pierina, mamma di zia Marisa. Le due nonne erano molto unite, le legava una profonda amicizia.

Scusami, ma con tutte queste persone che ti circondavano perché oggi sei qui nello showroom?
Perché il tempo passa per tutti… Un buchetto qui, un buchetto là, l’acqua che usciva…

Insomma, era arrivato il tempo del meritato riposo.
Certo, ma anziché gettarmi via sai che ha fatto zia Marisa? Mi ha dipinto un bel fiore sul fianco! Sarò anche vanesio, ma credo mi stia proprio bene, visto che zio Ivano mi ha subito portato qui in azienda.

E che fai tutto il giorno nello showroom di Catto Srl?
Mi riposo e mi piace guardarmi attorno, osservare le persone. Ti faccio una confidenza: mi piace anche ascoltare perché di natura sarei un po’ pettegolo, ma purtroppo (o per fortuna di qualcuno…) non so parlare.

Scusa, ma come fai a dire che non sai parlare se stai rispondendo alle domande dell’intervista?
Rispondendo a che? Senti, meglio che questa cosa non si sappia in giro o ti prendono per matto: del resto, hai mai sentito parlare di un’intervista a un innaffiatoio?

No, in effetti.. Vabbè Naffi, allora ti saluto: buona vita vecchio mio!
Buona vita a tutti voi, ragazzi. E imparate a sorridere un po’ di più… e se ve lo dice un vecchio innaffiatoio bucato che apparentemente non serve più a nulla…